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IL MOBBING MILITARE PARTE SECONDA. Ulteriori considerazioni a margine dell’intento persecutorio. Un caso di mobbing in Guardia di Finanza – di Cleto Iafrate

  1. Introduzione

 

In un precedente articolo, abbiamo inquadrato il fenomeno del “mobbing”, ed in particolare le peculiarità del “mobbing militare”, ovvero il mobbing che sovente avviene all’interno delle caserme, ove vigono delle relazioni organizzative fortemente gerarchizzate, da cui emergono “fisiologiche conflittualità”.

In quell’occasione, infatti, abbiamo evidenziato che la dimostrazione del mobbing è attività assai complessa, se non viene dimostrato l’intento persecutorio, il lavoratore militare rischia di essere vessato in maniera indisturbata. […] Tutto ciò, nonostante sia riconosciuto il clima di “fisiologiche conflittualità tra subordinati e superiori gerarchici, particolarmente esasperati in un ambiente, quale quello militare, in cui il principio della superiorità gerarchica permea profondamente la disciplina del rapporto di servizio”.

Però, una recente sentenza del Tar Veneto sembra aprire uno spiraglio “garantista” nei confronti dei lavoratori militari vittime di vessazioni.


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NON E’ CONDIVISIBILE LA PROPOSTA DI SCIOGLIERE LA DIREZIONE INVESTIGATIVA ANTIMAFIA – di Cleto Iafrate

(in memoria del Colonnello Omar Pace)

 

Al ministro dell’Interno l’ho detto l’ultima volta a Ferragosto: sciolga la Dia e faccia rientrare nei corpi d’appartenenza i poliziotti, i carabinieri e i finanzieri. Lo ha affermato il capo della Procura distrettuale antimafia di Catanzaro, Nicola Gratteri, nel corso di un confronto pubblico tenutosi nei giorni scorsi in piazza a Diamante (Cosenza).

 

Immediata è stata la replica dell’ex procuratore nazionale antimafia Franco Roberti: «Con tutto il rispetto per il collega Gratteri, di cui ho grande stima, devo dire che non mi sento di condividere questo giudizio. Intanto perché la DIA è un organismo investigativo, che dovrebbe raccogliere gli elementi più qualificati degli altri corpi di polizia e impiegarli nella lotta alla mafia. Fu concepita nel 1991 da Giovanni Falcone per affiancare la magistratura antimafia nelle indagini più delicate e complesse (…) la DIA non era nata per essere una quarta forza di polizia, ma una agenzia interforze, verso cui far confluire non solo gli uomini più qualificati, ma tutti i dati di indagine da parte delle altre forze di polizia. Per poterli rielaborare e rilanciare sotto forma di impulsi investigativi (…) e questa sua natura deve essere valorizzata, non certo annientata, perché è uno strumento in più contro le mafie. (…) Perché nella multidisciplinarietà e nel fatto di ricevere tutte le informazioni proprio da dette forze di polizia, sta la peculiarità di questo organismo e la sua perdurante utilità».

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PUR DI NON DARE RAGIONE A UN CARABINIERE, LA SECONDA SEZIONE DEL CONSIGLIO DI STATO SCONFESSA LA QUARTA (nota a parere n.1355/2017 del Consiglio di Stato) di Cleto Iafrate

  1. PREMESSA

Il Davide della vicenda di cui ci occuperemo di seguito è un giovane carabiniere, di quelli che nella scala gerarchica è collocato agli ultimi posti e, pertanto, ha quasi sempre torto. Nell’ideologia militare, infatti, il superiore ha ragione a prescindere.

Il carabiniere, vedendosi respinta una istanza di trasferimento, presenta prima un ricorso gerarchico – anch’esso rigettato – e, successivamente, un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica.

Nell’ambito del ricorso gerarchico, per dimostrare la fondatezza dei motivi addotti, estrae copia di atti d’ufficio conservati nel carteggio ordinario della stazione nella quale presta servizio. Atti, quindi, che erano nella sua disponibilità e che in seguito saranno definiti dai Giudici di Palazzo Spada come “necessari per la difesa nel ricorso”.

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IL NUOVO FOGLIO NOTIZIE PER IL RILASCIO DELLE ABILITAZIONI DI SICUREZZA: “NITRO” SUGLI APPARATI DI SICUREZZA O FUMOGENO SULLA DEMOCRAZIA? di Cleto Iafrate

«I presagi son quei segnali di cose future che riconosciamo quando il futuro è ormai scivolato nel passato» (T. Allen)

  1. Introduzione

Le abilitazioni di sicurezza sono rilasciate a quanti, persone fisiche o giuridiche, abbiano la necessità di trattare informazioni classificate. Le informazioni classificate sono quelle contenute in documenti o supporti magnetici recanti una delle seguenti quattro stampigliature: segretissimo (SS), segreto (S), riservatissimo (RR) e riservato (R). Ad apporre la stampigliatura è sempre l’originatore del documento (per esempio, il direttore servizio che programma l’operazione che deve rimanere segreta).

Le quattro classifiche di sicurezza corrispondono ad altrettanti livelli di segretezza e dipendono dalla gravità del danno che la rivelazione non autorizzata dell’informazione causerebbe alla sicurezza dello Stato.

Le informazioni classificate sono presidiate dall’art. 262 del codice penale. La tutela predisposta nel codice, però, non è rigidamente sovrapponibile alla disciplina della classificazione. Tale circostanza non è priva di conseguenze, per un approfondimento sul punto clicca qui.

Le abilitazioni di sicurezza sono essenzialmente di due tipi: il NOSI, per gli operatori economici, e il NOS per le persone fisiche.

Il nulla osta di sicurezza industriale (NOSI) legittima l’operatore economico a partecipare a gare di appalto per l’affidamento di contratti classificati, eseguire lavori di manutenzione, fornire beni e servizi, realizzare opere, studi e progettazioni di cui sia risultato aggiudicatario o assegnatario. Questa speciale abilitazione sarà oggetto di approfondimento con separata trattazione.

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MARAMAO PERCHE’ SEI MORTO?…

RIFLESSIONI SULL’ATTUALE REGIME DI TUTELA DEI DELEGATI DELLA RAPPRESENTANZA MILITARE………………CHI DIFENDERA’ I DIFENSORI???

In questa libera manifestazione di pensiero si vuole trattare l’argomento che concerne la tutela dei delegati della Rappresentanza militare e le criticità che emergono nel sistema.

La rappresentanza militare è l’istituto interno alle forze armate italiane, previsto dalla legge 11 luglio 1978 n. 382, il cui scopo è quello di tutelare il personale appartenente alle forze armate in alcuni limitati ambiti consentiti dalla legge.

Gli organi della rappresentanza militare si distinguono in:

  • Co.Ce.R (Consiglio Centrale di Rappresentanza): organo centrale, a carattere nazionale ed interforze, articolato in sezioni di Forza Armata o di Corpo Armato rappresenta unitariamente il personale dell’Esercito, della Marina, dell’Aeronautica, dell’Arma dei Carabinieri, della Guardia di Finanza e della Guardia Costiera;
  • CoIR (Consigli Intermedi di Rappresentanza): organo di rappresentanza intermedio, svolge la sua attività presso gli Alti comandi. Ogni Ente di Forza Armata di livello divisione o superiore è rappresentato dal suo COIR;
  • CoBaR (Consigli di Base di Rappresentanza): organo di base di rappresentanza del personale militare, generalmente opera a livello reggimentale, sulle Unità Navali da guerra e rappresenta il personale presso il Comandante di Corpo.

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A PROPOSITO DI RISERVATE PERSONALI…

Nella presente manifestazione di pensiero, ho ritenuto opportuno formulare qualche considerazione in merito al cattivo uso delle cc.dd. “riservate personali” che le cc.dd “Gerarchie” sovente indirizzano ai militari (gerarchicamente) amministrati quale manifestazione cartolare espressione tipica dell’esercizio della c.d. “azione di comando” ma che spesso si traducono in vessazioni e danni alla carriera dei militari. Ho cercato di affrontare il problema, attingendo a lavori pregressi frutto di studi e approfondimenti effettuati da colleghi della rappresentanza dell’Arma dei Carabinieri, a cui va il mio ringraziamento e le espressioni di gratitudine e di alta considerazione.

Ma partiamo dall’origine sperando che il lettore possa cogliere ulteriori spunti di riflessione sull’attuale stato di salute del Comparto Sicurezza – Difesa e sugli effetti prodotti nei confronti dei dipendenti specie delle categorie sottufficiali e militari di truppa.

Iniziamo da un punto ritenuto, da molti, di svolta sulla democratizzazione delle Forze Armate: l’articolo 1 della legge 382/1978 (Norme di principio sulla disciplina militare e istituzione della Rappresentanza Militare).

La disciplina militare è stata definita, in dottrina, come il complesso delle norme che regolano lo status militare e, di conseguenza, i rapporti tra militari, con particolare riguardo al principio della subordinazione gerarchica ai doveri ed alle misure atte a stimolarne e garantirne l’osservanza.

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La definizione giuridica viene fornita dall’art. 1346 del D. Lgs. 15/03/2010, n. 66 (c.d. Codice dell’ordinamento militare), secondo cui “la disciplina del militare è l’osservanza consapevole delle norme attinenti allo stato di militare in relazione ai compiti istituzionali delle Forze armate e alle esigenze che ne derivano”.

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LA GUARDIA DI FINANZA SI E’ DATA UN NUOVO CODICE DEONTOLOGICO. AI FINANZIERI E’ CONSENTITO GRACCHIARE? di Cleto Iafrate

PREFAZIONE

E Dio disse: «dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza» (Mc 7,22).

E Dio non escluse nè imperatori, nè giudici e nè capi militari.

L’uomo, infatti, non è stato programmato per rimanere da solo sotto l’albero della conoscenza del bene e del male; i frutti di quell’albero gli appaiono quasi sempre “belli a vedere e buoni a mangiarsi”[2].

 

 

IL NUOVO CODICE DEONTOLOGICO DELLA GUARDIA DI FINANZA

La Guardia di Finanza, allo scopo di recepire la vigente normativa anticorruzione, a distanza di 20 anni dal precedente, si è data un nuovo Codice deontologico. Il documento è stato presentato come uno “strumento idoneo a prevenire e contrastare fenomeni di illegalità, nonché a garantire ulteriormente la trasparenza nelle azioni compiute dai militari”.

La sua presentazione è avvenuta alla presenza del Prof. Pier Carlo Padoan, Ministro dell’Economia e delle Finanze,  e con la benedizione di Sua Eminenza Reverendissima Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato di Sua Santità. Tante sono le novità. Per la prima volta si fa espresso riferimento alle “differenze di genere”, che chi esercita funzioni di comando deve includere e valorizzare (art. 12, lettera d).

Si chiarisce, inoltre, un punto sul quale il precedente codice era rimasto molto vago: il limite oltre il quale i doni e le altre utilità sono da ritenersi eccedenti “gli usi della normale cortesia” è fissato a 150,00 euro di valore. Il codice precisa, però, che detto limite è da intendersi in via orientativa (quale limite tendenziale). Il militare della Guardia di finanza potrà, infatti, accettare doni eccedenti quella soglia nel caso acquisti beni di elevato valore e a condizione che lo sconto sia rivolto indistintamente a tutto il pubblico (art. 7).

Nella relazione illustrativa si fa anche un esempio, uno a caso: l’acquisto di un’autovettura.

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RIORDINO DELLE CARRIERE ………..LA COERENZA DI UN IMPEGNO CONCRETO

13267779_1166674913365954_8970816285353401564_nQuando qualche anno fa intraprendemmo l’esperienza di questo nuovo mandato, sapevamo che la strada fosse molto più in salita, ma ci ponemmo lo stesso gli obbiettivi che avevamo scritto nel “contratto” fatto con gli elettori. La nostra attività si poneva su tre pilastri 1) Interesse esclusivo del personale rappresentato; 2) metterci la faccia in ogni nostra attività; 3) indipendenza, coerenza e lealtà con tutti seppur nelle diversità di vedute che potevano prospettarsi mantenendo la nostra indipendenza piuttosto che assoggettarci a “discipline di partito” dando il nostro contributo su progetti seri a favore del personale.

Nel tempo ci siamo impegnati in tal senso, con non poche difficoltà, alcune fisiologiche altre di varia natura patite in conseguenza al nostro status di delegati, senza però che ci potessero scalfire dal credere ciò che si stesse facendo, consapevoli del periodo di decadenza cha sta attraversando il paese in questo particolare momento storico.

Nel merito alla questione riordino, avevamo espresso sin dalle prime bozze le nostre perplessità, e le disparità che tale “aborto” potesse creare anche rispetto a quella “controriforma” del 95 che a nostro avviso doveva dare più dinamicità ai compiti svolti dai vari ruoli e la possibilità ai più capaci e meritevoli di poter essere anche apprezzati, in difformità al diffuso principio di “merito comparativistico” attualmente vigente.

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SE CEDIAMO ALLA PAURA CONTINUERA’ A MORIRE LA DEMOCRAZIA  

c “Voi non sapete quello che state facendo” con questa frase Bernardo Provenzano,l’ultimo grande boss, accolse gli uomini della Squadra Mobile di Palermonel suo covo di Montagna dei Cavalli dopo quarantatré anni di latitanza. In tale aforisma è racchiuso il senso minaccioso di un ordine costruito con meticolosa, sotterranea implacabilità.

A dispetto di chi ancora finge di “non sapere” dopo le stragi di Capaci e di via D’Amelio, dopo le morti di Falcone e Borsellino, la mafia decide di aprire una nuova fase strategica adottando la cosiddetta “strategia dell’immersione”: allentare la tensione, entrare in una zona grigia nella quale si possa, più e meglio di prima, fare affari e ritessere l’intreccio della trama criminale. “Tutto si deve svolgere in immersione, sott’acqua, quell’enorme sommergibile che è la mafia deve d’ora in avanti navigare a quota periscopio.”

Giovanni Falcone diceva “…più che combattere i mafiosi, bisogna sconfiggere la mentalità mafiosa… sino a quando un cittadino, invece che rivolgersi alle istituzioni, si rivolgerà al “personaggio” di turno al fine di vedere affermate le proprie ragioni nulla sarà cambiato nella vita quotidiana,nel lavoro, in tutte le componenti della società”…purtroppo devo constatare che nulla è cambiato.

Ma la domanda sorge spontanea: perché il cittadino compie il “deplorevole” gesto di rivolgersi a “don Corleone” e non alle istituzioni?

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DALLA DOLCE VITA A……BERLINO…..Gli effetti sul Comparto Sicurezza della nuova controriforma un film già visto.

12309712_1052539774779469_3573692586379877038_oRiforma SI? Riforma NO?

Emolumenti contrattuali?

Nuovi fondi per la sicurezza?

Questo dilemma affligge negli ultimi tempi gli operatori del comparto sicurezza e difesa.

Le iniziative proposte sulla sicurezza, low cost in pieno stile Ryanair, dal Governo italiano dovrebbero essere vagliate e condivise dai sindacati di Polizia e dalla Rappresentanza Militare, i qualiavrebbero poi il compito di presentare al personale rappresentato un libro già scritto di cui si conosce anche la trama.

La promozione è l’oppio dei militari” e i politici hanno capito che dando qualche distintivo in più al Comparto avrebbero accontentato il popolino in vista delle prossime elezioni; la domanda che allora mi pongo è “con quali fondi?”.

L’attuale ipotesi di riordino, dopo la controriforma del 95 che di fatto ha diviso, in due classi sociali, i ruoli, prevede uno stanziamento di quasi 200 milioni, di conseguenza, seppur formalmente daranno qualche grado alla truppa, non si potrà realizzare nulla tranne, come deciso, che abbreviare i tempi per consegnarela dirigenza ai funzionari con ulteriori futuri aggravi sul bilancio pubblico, nel sostanziale disinteresse di chi dovrebbe difendere gli interessi dei lavoratori.

La mia esperienza, mi ha fatto capire che il Principe De Curtis è stato l’unico ad interpretare degnamente la parte del “rappresentante – sindacalista”;nel film “Totò, Peppino e la Dolce Vita”, dove nel ruolo di Presidente dei parcheggiatori abusivi, viene ricevuto dal ministro e,giusto “per venirlo incontro”,mette sul piatto i propri desiderata.

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